Mamme e Partita Iva: quali sostegni ricevono le lavoratrici autonome?

Mamme e Partita Iva

Diventare mamma è un sogno di molte donne, che merita di essere vissuto in totale serenità, conoscendo anche tutti i diritti che una donna in quanto lavoratrice. Ma che tipi di diritti hanno le lavoratrici dotate di Partita Iva che sono da poco diventate mamme o stanno per diventarlo? Bonus? Assegni? Indennità? Molte volte risulta complicato riuscire a fare chiarezza davanti alla lunga lista di procedimenti, normative e burocrazia.

Anche le mamme con P.Iva potranno sfruttare un periodo di astensione dal lavoro, continuando a percepire un supporto economico che prende il posto dello stipendio. Ma le regole saranno diverse rispetto alle lavoratrici dipendenti. È giusto ricordare che le indennità si differenziano in base a quanto è stato previsto dalle Casse previdenziali private o dalla Gestione Separata Inps. In questo approfondimento parleremo proprio delle professioniste che, a prescindere dal settore di appartenenza, possono ottenere sostegni economici.

E’ vero che le mamme con Partita Iva sono meno tutelate?

Partiamo subito dalla domanda che preoccupa il maggior numero di donne coinvolte. Queste professioniste hanno diritto al congedo di maternità, per una durata massima di 5 mesi durante i quali percepiranno un trattamento economico. La loro tutela è legata alle casse previdenziali private, agli Ordini professionali, alla Gestione Separata Inps (senza cassa privata) non appartenendo a Ordini professionali. Vi sono poi altri sostegni che possono essere richiesti, vediamo quali:

  • Premio nascita: un contributo di 800 euro una tantum che è erogato in una sola soluzione alle future mamme dal settimo mese di gravidanza. Si rivolge alle dipendenti e alle autonome anche non iscritte all’Inps,
  • Bonus bebè: mensilmente si riceve un aiuto per i figli che sono nati durante l’anno di presentazione della richiesta. Offre 80 euro mensili nel caso di famiglie che hanno un Isee al di sotto dei 25mila euro, mentre sale a 160 euro con Isee al di sotto di 7mila euro;
  • Maternità: si riceve un assegno da parte del Comune come contributo erogato dall’Inps anche per le donne senza lavoro o per chi lavora senza versare contributi;
  • Bonus asilo nido: è un supporto di 1500 euro annui in 11 mensilità erogato dall’Inps per pagare la retta dell’asilo dei figli.

E le lavoratrici autonome iscritte ad un ordine professionale?

Quando parliamo, per esempio, di professioniste che lavorano come avvocati, architetti, medici, giornaliste e ingegneri è giusto precisare che l’indennità di maternità esiste, ma non è erogata dall’Inps. Al suo posto entra in scena la relativa Cassa di appartenenza: parliamo quindi di Enpam per i medici, la Cassa Forense per gli avvocati e l’Inpgi per i giornalisti.

Potranno decidere se dividere l’erogazione dell’indennità (per un totale di 5 mesi) prima e dopo il parto, oppure in modo continuativo dopo la gravidanza. È possibile anche continuare a lavorare e ricevere la prestazione il cui importo è pari all’80% della retribuzione denunciata l’anno precedente alla maternità. Tutte le neo mamme che hanno un’indennità bassa ricevono un importo minimo uguale. La richiesta può essere inoltrata dal settimo mese di gravidanza.

Maternità per le iscritte alla Gestione Separata Inps

Sono sempre 5 i mesi di validità dell’indennità, con soluzione scelta dalla diretta interessata. La richiedente dovrà aver versato almeno 3 mesi di contributi nei 12 mesi precedenti alla maternità. Si dovrà calcolare un importo giornaliero partendo dal reddito imponibile sull’anno che precede la gravidanza. E così, in base ai versamenti, si divide il risultato per 365 e si moltiplica per l’80%.

La domanda potrà essere presentata online sul sito dell’Inps, oppure contattando telefonicamente l’Istituto entro un anno dalla maternità. E’ opportuno muoversi per tempo, soprattutto se consideriamo che il portale dell’Inps è spesso ostico e tutt’altro che intuitivo quando si tratta di ricercare bonus e indennità da richiedere.