Curiosità sui colori primari: differenza tra RGB e CMY

colori primari RGB e CMY

Quando si parla di colori può essere complicato riuscire a percepire perfettamente la tonalità che si ammira attraverso un computer o uno smartphone. Ti è capitato di ordinare una maglietta online per il suo colore vivace e vederla poi di un colore diverso una volta ricevuta? O molto più semplicemente, hai notato come cambiano i colori quando guardi qualcosa sul computer rispetto a quando lo stampi? Per riuscire a comprendere meglio questo discorso è opportuno parlare dei colori primari, un discorso che ci viene fatto fin da quando siamo in tenera età e ci troviamo a muovere i primi passi a scuola.

Le sfumature e le tonalità base sono fondamentali non solo per il settore della pittura o dell’arte, ma anche nel caso della stampa digitale. Proprio per questo motivo è doveroso conoscere bene l’argomento prima di acquistare delle cartucce per la propria stampante.

Di seguito cercheremo di capire insieme:

  • Quali sono i colori primari;
  • Che tipo di differenze ci sono tra RGB e CMY.

Quali sono i colori primari?

Alla base di tutto ci sono tre colori: il rosso, il blu e il giallo. Da loro si diramano poi una serie di tonalità e sfumature. Ed è proprio da questi tre colori che si compongono le cartucce per le stampanti. Un colore primario non può essere creato naturalmente, ma grazie a esso si possono ottenere i cosiddetti colori secondari. Ovviamente entrando in relazione con altri due colori centrali come il bianco e il nero. Vuoi approfondire l’argomento dei colori delle cartucce per le stampanti? Puoi farlo leggendo su cartucce.com i colori primari e le loro caratteristiche.

Come si arriva ai colori secondari?

Senza voler scomodare i grandi maestri della grafica o della pittura è importante dire che per studiare il colore si considerano solitamente 3 aspetti:

  1. La percezione e quindi la visione personale;
  2. La fisica e quindi la lunghezza d’onda;
  3. Il supporto con cui osserviamo un colore.

Tutti i colori che vediamo quotidianamente possono essere suddivisi e oltre ai già citati colori primari, è possibile abbinarne due per ottenere un colore secondario: il Viola, il Verde o l’Arancione.

RGB e CMY: quali differenze presentano?

Un colore è classificabile in base ad alcuni metodi, ma i due più conosciuti e usati sono RGB e CMY. L’RGB (Red, Green, Blu) è un metodo additivo che permette di ottenere i colori con l’aumento dell’intensità al rosso, verde e blu. Ogni colore è quindi la somma dei tre di base, quindi Rosso, Verde e Blu, mentre per ottenere il bianco si sommano tutti i colori. Si usa solitamente per il web ed è la visione che notiamo attraverso uno schermo. Per poter leggere i colori infatti si usano i pixel accesi o spenti con il nero.

Il CMY (Cyan, Magenta, Yellow) è un metodo sottrattivo e può anche essere definito CMYK nel momento in cui prevede anche la presenza del nero. Partendo dai tre colori primari si toglie intensità per creare nuove sfumature: unendo tutti i colori si ottiene il nero (al 100%), mentre se vengono rimossi si avrà il bianco (0%).

Qual è la soluzione migliore per le tue esigenze?

Ti stai chiedendo quale sia la soluzione più adatta a te? Ovviamente la scelta è prettamente personale, ma facendo un analisi generica possiamo dire che la seconda modalità è da considerarsi la più adeguata per toner e cartucce.

La RGB è la modalità ideale per i display, visto che i monitor sono progettati con l’obiettivo di amalgamare i colori, senza lavorare quindi sulle sottrazioni. Ed è un discorso che si può anche ampliare alle fotocamere digitali. Qualora si volesse preservare la qualità della stampa bisognerà considerare la conversione da RGB a CMY.